sabato 16 gennaio 2010

Scuola animatori locale 2009-10. Diario di bordo. Di Andrea

Venerdì 15 Gennaio 2009 - Ecco su quanto abbiamo riflettuto stasera: Don Bosco attuò il Sistema Preventivo nell’animazione. Il significato di prevenire diventa uguale a “Avvicinarsi a …\ Proporre..” in quanto l’animatore diventa colui che propone e coinvolge attivamente il ragazzo.

Nell’ambito dell’animazione prevenire diventa un’azione educativa in quanto si cerca di tirar fuori gli aspetti positivi del giovane, per far in modo che essi diventino uno stile di vita proprio. La prevenzione di Don Bosco non si limita all'allontanamento dal male ma soprattutto all'avvicinarsi al bene, cioè Dio.

Per noi animatori l’animazione può diventare un vero e proprio stile di vita , non solo in oratorio ma in qualsiasi luogo, in base alla volontà e all’educazione che noi giovani stessi vogliamo trasmettere al prossimo. Per far si che questo accada naturalmente bisogna essere aiutati da un ambiente che sia davvero educativo come l’oratorio e la famiglia. Alcune caratteristiche importanti del sistema preventivo sono: la presenza, il protagonismo e l’impegno. Tutto questo sicuramente ci avvicina a Dio.

Don Bosco era solito dire: "Ogni giovane ha un punto accessibile al bene". Riguardo ciò, Rosa Linda ci ha suggerito di leggere la storia di Bartolomeo Garelli. Eccola:

L'8 dicembre, festa dell'Immacolata, don Bosco scende in sacrestia, nella chiesa di San Francesco d'Assisi, per celebrare la messa.

In un angolo della sacrestia c'è un ragazzotto.

Il sacrestano chiama quel giovane:

- Vieni a servire la messa! - Non so - risponde il ragazzo.

- Vieni! - insiste il sacrestano. - Voglio che tu serva la

messa a don Bosco.

- Ma non so, non l'ho mai servita...

- Bestione che sei! Che cosa sei venuto a fare, allora, in

sacrestia? - E lo picchia.

Il ragazzo si svincola, raggiunge la porta e fugge. Don Bosco rimprovera il sacrestano:

- Perchè lo batti? Che male ha fatto? - A lei che interessa?

- Interessa molto: è un mio amico. Chiamalo subito, devo

parlargli.

Il ragazzo arriva tremante, in lacrime per le botte ricevu-te. - Hai già ascoltato messa? - gli domanda.

- No.- Vieni dunque ad ascoltarla; dopo, ho da dirti una cosa che ti farà piacere.

Il ragazzo accenna di sì col capo; si asciuga col dorso della mano l'ultima lacrima.

Terminata la messa, don Bosco conduce il ragazzo in un coretto e lo interroga.

- Mio buon amico, come ti chiami? - Bartolomeo Garelli. - Di che paese sei? - Di Asti.

- Che mestiere fai? - Il muratore. - È vivo tuo papà? - E morto. - E tua mamma? - Morta. - Quanti anni hai? - Sedici.

- Sai leggere e scrivere? - No.

- Sai cantare?

- No - dice il ragazzo. - Sai fischiare? Il ragazzo ride.

- Dimmi: hai già fatto la prima Comunione? - Non ancora.

- Ti sei già confessato? ,- Sì, quand'ero piccolo. - Vai al catechismo? - Non oso. - Perchè?

- Perchè i ragazzi più piccoli di me sanno già molte cose, e io che sono grande non so niente.

- Se io ti insegnassi il catechismo, verresti? - Volentieri!

- In questo posto?

- Purchè non mi diano bastonate...

- Stai tranquillo che nessuno ti maltratterà. Tu sei mio amico, e avrai da fare solo con me.

Quando incominciamo?

- Quando vuole lei. - Stasera? - Sì.

- Adesso? - Anche.

E don Bosco incomincia. Bartolomeo Garelli, orfano, analfabeta, un relitto, è il primo dei suoi ragazzi. Bartolomeo Garelli, la domenica seguente, ritorna da don Bosco ma non è più solo: ha condotto con sè altri sei ragazzi. Tutti ignorano Dio. Ma hanno trovato l'apostolo.

Andrea


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