giovedì 14 aprile 2011

Da Suor Maria Amèrico

Carissimi,
 
Vi ricordo tanto e mi piacerebbe sapere le vostre notizie.
Dopo il nostro breve incontro a Catania non ho saputo più niente di voi. Mi ha piaciuto tantissimo conoscervi: giovani pieni di slancio e di desiderio di crescita.
Sono stata per un mese e circa 15 giorni in Latinoamerica, animando viva incontri sia a livello nazionale, interispettoriale e ispettoriale con giovani, sorelle e educatori laici. L'incontro con i giovani risvegliano in me la passione del da mihi animas.
Salutami ciascuno dei tuoi compagni.
Domani partiamo (un'equip) verso la Germania per un  incontro di 5 giorni con 14 Ispettorie. Tornando vado a Torino, dipo India, dopo Africa (Gana, Togo, Camerum...). Mi affido alle vostre preghiere.
In comunione in questo cammino verso la pasqua,
Sr. Maria Américo

venerdì 8 aprile 2011

Messaggio di Gesù :)

Perchè vai in confusione e ti agiti per i problemi della vita?

Lasciami la cura di tutte le tue cose e tutto ti andrà meglio.

Quando ti abbandonerai in me tutto si risolverà con tranquillità secondo i miei disegni.

Non disperare, non mi rivolgere una preghiera agitata,

come se tu volessi esigere da me il compimento dei tuoi desideri.

Chiudi gli occhi dell'anima e dimmi con calma:




Gesù, io confido in Te.




Evita le preoccupazioni, le angustie e i pensieri su quello che possa succedere in futuro.

Non sconvolgere i miei piani, volendomi imporre le tue idee.

Lasciami essere Dio e agire con lucidità; abbandonati a me con fiducia.

Riposa in me e lascia nelle mie mani il tuo futuro,

dimmi frequentemnte:




Gesù, io confido in Te.




Quello che ti fa più male sono i tuoi ragionamenti e le tue idee personali, il voler risolverele cose alla tua maniera.

Quando mi dici: Gesù io confido in Te, non essere come il paziente che chiede al medico di essere curato però gli suggerisce il modo in cui farlo.

Lasciati portare nelle mie braccia divine, non avere paura.

Io ti amo.

Se pensi che le cose peggiorino o si complichino nonostante la tua preghiera, continua ad avere fiducia;

chiudi gli occhi dell'anima e confida.

Continua a dirmi a tutte le ore:




Gesù, io confido in Te.




Ho bisogno delle mani libere per poter operare, non mi legare con le tue preoccupazioni inutili..satana vuole questo! Agitarti, angustiarti, levarti la pace.

Confida solo in me, abbandonati a me.

Affinchè tu non ti preoccupi, lascia in me tutte le tue angustie e dormi tranquillamente.

Dimmi sempre:




Gesù, io confido in Te





e vedrai grandi miracoli, te lo prometto sul mio amore.

DATEMI LICENZA DI TAGLIARVI I CAPELLI (buona notte numero 3)

Ho bisogno di voi che mi diate una licenza, ma bisogna che me la diate dal primo all ‘ultimo; cioè che mi permettiate di farvi il parrucchiere e tagliarvi i capelli a tutti. Il parrucchiere non è abbastanza abile, bisogna che ve li tagli io. Se non facessi così, vi verrebbero tanto lunghi da non potersi più tagliare, perché uniti insieme formerebbero una corda con la quale qualcheduno potrebbe tirarvi in qualche precipizio.

Che cosa vuol dire ciò? Ecco. Santa Teresa dice che anche l’anima ha i suoi capelli, i quali, se si lasciano crescere, diventeranno corde. Questi capelli dell’anima sono i difetti che ciascuno ha.

Sono piccoli da principio, sottili come un capello, ma se non si tagliano quando incominciano a manifestarsi, diverranno in breve così grossi che il demonio ne farà delle corde per tirarvi alla rovina. Questi difetti, questi vizi, adesso si possono facilmente tagliare; ma andando avanti diventano abito, mettono profonde radici, diventano corde. E come si fa a tagliare le corde con un paio di forbici?

Per esempio: a uno salta la voglia di fumare e fuma nascostamente. È un piccolo capello che cresce. Se mi ascolta, se si persuade che è cosa dannosa, se lascia questo capriccio, ecco il capello tagliato. Se invece vuol continuare, si sottrae alla Vista dei superiori, si nasconde in luogo appartato, si abitua, viene il giorno che incontra qualche diavolo, ed ecco la corda che lo trae in perdizione.. senza contare il danno che può riceverne la santità.

Un altro ama i liquori, cerca di averne provvista nel baule, di quando in quando ne beve un bicchierino. Ecco il capello. Se si lascia guidare da chi gli vuole bene, capirà che con ciò s’infiamma il sangue, e che non sono convenienti simili bibite a un giovanetto ben educato. Ed ecco il capello tagliato. Se invece vuole continuare a dispetto degli avvisi, farà disordini, il sangue si accende, talora sarà mezzo brillo, le tentazioni assaltano, si cede ed ecco la corda.

E’un tale che quando può avere roba da mangiare, salme frutta, formaggio, è felice; mangia a tutte le ore: procura sempre di aver sempre la provvista abbondante: se non ne ha, scrive ai parenti che gliene mandino. Ecco il capello. Se obbedisce al superiore che gli dice di mangiare a pasto con certa misura, non fa indigestione, non fa malattie. Ma se si lascia vincere dall’appetito, con lo stomaco pieno non può più studiare.. a poco a poco aborre dall’applicarsi perché ciò gli fa male, si da alla poltreria … l’ozio è il padre di tutti i vizi. Ed ecco la corda.

Vi sarà un giovane il quale talora ha un po’ di rispetto umano nello star composto in chiesa, nel farsi bene il segno della croce, nell’ andare con certa frequenza ai Santi Sacramenti. Poveretto! Se non cambi, sappi in primo luogo che Dio conosce l’interno dell’animo tuo e poi questo rispetto umano ti farà trasgredire l’obbligo della messa, del far vigilia, quando sarai fuori dall’oratorio. Ed ecco la corda e che corda!

E cosi andate avanti discorrendo.

si comincia dal poco e si va al molto. Si comincia dalla bugia e si finisce con il calunniare i compagni quando non si sa come scusarsi. Il capello della disobbedienza finisce con le corde di certi discorsi. Insomma aiutatemi a correggervi delle mancanze leggere con la vostra buona volontà. Lasciatemi tagliare questi piccoli capelli e il demonio non riuscirà ad afferrarvi e trascinarvi a casa sua.

giovedì 7 aprile 2011

Una stupenda e alta chiesa di Andrea

Ormai Don Bosco è già sacerdote e sta perfezionandosi negli studi teologici nel Convitto Ecclesiastico di Torino, sotto la direzione di San Giuseppe Cafasso. Ed ecco due altri sogni che destano lo stupore in chi conosce le vicende dell’Oratorio ambulante di Don Bosco, perché sono due sogni che fanno conoscere in precedenza al Santo le varie tappe e il progressivo sviluppo della sua Opera. In queste autentiche visioni vide anche la chiesa di Maria Ausiliatrice vent’anni prima che fosse costruita. Ecco i passi più significativi: li citiamo con le sue stesse parole.

Nel sogno del 1844, dopo la solita scena di una moltitudine di animali di ogni specie, appare la Pastorella misteriosa. E Don Bosco continua: «Dopo aver molto camminato, mi trovai in un prato dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme, senza che gli uni tentassero di mordere gli altri. Oppresso dalla stanchezza, volevo sedermi, ma la Pastorella mi invitò a proseguire il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alle cui estremità vi era una chiesa. Qui mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo.

In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli: ma essi si fermavano poco e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia: molti agnelli si cangiavano in pastorelli, che aumentando si prendevano cura degli altri agnelli. Crescendo di numero, i pastorelli si dividevano e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili.

Io volevo andarmene, ma la Pastorella mi invitò a guardare a mezzodì. Guardai e vidi un campo seminato a ortaggi.

— Guarda un’altra volta — mi disse.

Guardai di nuovo e vidi una stupenda e alta chiesa. Nell’interno di quella chiesa c’era una fascia bianca su cui a caratteri cubitali stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA (Qui la mia casa, di qui la mia gloria).

Continuando nel sogno, volli domandare alla Pastora che cosa significasse tutto questo.

— Tu comprenderai ogni cosa — mi rispose — quando con i tuoi occhi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi con gli occhi della mente.

Più tardi — continua Don Bosco — questo, congiuntamente con un altro sogno, mi servì di programma nelle mie deliberazioni» .

In un nuovo sogno che ebbe l’anno seguente, si rinnovò la visione simbolica degli sviluppi che avrebbe avuto la sua missione tra i giovani e, oltre la chiesa di Maria Ausiliatrice, vide anche la cappella Pinardi e la chiesa di San Francesco di Sales.

E si noti che le tre chiese — che si possono ammirare ancora oggi — non esistevano ancora e che Don Bosco non conosceva neppure il terreno su cui sarebbero state costruite.

In questo sogno la Pastorella si presenta a Don Bosco in forma di Signora, che gli fa vedere una nuova tappa del suo Oratorio:

un semplice prato (sarà il prato «Filippi »); poi finalmente la sede stabile più a Nord (Valdocco).

Ascoltiamo Don Bosco: «Allora quella Signora mi disse:

— Osserva!

Io guardando vidi una chiesa piccola e bassa (la futura cappella Pinardi), un po’ di cortile e un gran numero di giovani. Ma essendo questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a lei, ed essa mi fece vedere un’altra chiesa assai più grande con una casa vicino (la chiesa di San Francesco di Sales e la casa Pinardi). Poi mi condusse quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, e indicandomi un terreno coltivato, soggiunse:

— In questo luogo, dove i gloriosi martiri di Torino Avventore e Ottavio soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo.

Così dicendo avanzava un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio, e me lo indicò con precisione.

Io intanto mi vidi circondato da un numero immenso e sempre crescente di giovani; ma guardando la Signora, crescevano anche i mezzi e il locale, e vidi poi una grandissima chiesa (l’attuale Maria Ausiliatrice), precisamente nel luogo dove mi aveva fatto vedere che avvenne il martirio dei Santi della Legione Tebea, con molti edifici tutto all’intorno e con un bel monumento in mezzo» (vide anche il suo monumento?).

«Mentre accadevano queste cose, io, sempre in sogno, avevo a coadiutori preti e chierici che mi aiutavano alquanto e poi fuggivano. Io cercavo con grandi fatiche di attirarmeli, ma essi poco dopo se ne andavano e mi lasciavano tutto solo. Allora mi rivolsi nuovamente a quella Signora, la quale mi disse:

— Vuoi sapere come fare affinché non ti scappino più? Prendi questo nastro e lega loro la fronte.

Prendo riverente il nastrino bianco dalla sua mano e vedo che sopra era scritta questa parola: Obbedienza. Provai tosto a fare quanto mi aveva detto quella Signora, e cominciai a legare il capo di qualcuno dei miei volontari coadiutori col nastro, e vidi subito grande e mirabile effetto; e questo effetto sempre cresceva, mentre io continuavo nella missione conferitami, poiché da costoro si lasciava affatto il pensiero di andarsene altrove e si fermavano ad aiutarmi. Così venne costituita la Congregazione» .

Preghiera dei navigatori internet

Signore, ci sono centinaia di nomi, appiccicati alle pareti di una casa che esiste solo sullo schermo e nella mia fantasia.

Li chiamo “amici”, ma molti di loro li conosco poco, altri solo di vista,

altri ancora sono poco più che volti (a volte nemmeno quelli!).

Qualcuno non l’ho incontrato, qualcun altro vive dall’altra parte del mondo;

con qualcuno condivido molto, con altri poco o nulla.

Alcuni li ho scelti. Altri hanno scelto me.

E ora sono qui, sulla mia home come sorelle e fratelli, posti sulla mia rotta virtuale.

Te li affido, Signore, uno per uno.

Ti affido le loro speranze, le loro paure, i loro progetti di felicità.

Rendimi, per loro, immagine - sia pur sbiadita! - del tuo amore paziente e misericordioso.

Rendimi amico vero, pronto ad ascoltare, a condividere, a esserci.

Rendimi apostolo, capace di annunciare, anche sul Web il tuo Vangelo di salvezza.

Ti ringrazio, Signore, per questa vita a colori, per questi incontri che forse non sono così casuali.

Tuttavia, Signore, ti chiedo di non lasciarmi affogare in questo mare di compagnia virtuale:

risveglia in me il desiderio di uscire la fuori, di ascoltare voci reali,

di abbracciare persone autentiche e stringere amicizie vere. Amen

mercoledì 6 aprile 2011

Le buonanotti di Angelo

LA VOLPE E LA GALLINA ( BUONA NOTTE NUMERO 1)

Immaginatevi una gallina la quale una sera non abbia voluto entrare nel pollaio. Invano la massaia si è affaticata a spingervela; essa corre per il cortile, sicché la massaia stanca d’inseguirla chiude il pollaio e si ritira in casa.
La gallina passeggia qua e là, becca in terra qualche granello, ed è contenta di essere LIBERA.
Cadendo la notte vede la scala appoggiata al fienile e, saltando di gradino in gradino, va sul fieno, cerca un posto comodo e vi si adagia per dormire.
Ma ecco un rumore la desta. E’ notte: nessuno della casa veglia: i cani girano lontani per le vigne a guardia del raccolto.
Una volpe è pur salita e , vista la gallina, si avanza per divorarla. La gallina però spaventata si slancia a volo: la volpe spicca un salto per raggiungerla, ma cade nell’aia, mentre la gallina è riuscita a volare sopra i rami di un albero vicino.
La volpe non perde d’occhio la sua preda e, accoccolata per terra, sta osservandola col muso in alto. La gallina, dopo una lunga ora, spicca un secondo volo e va a fermarsi sul muro che cinge l’aia. E la volpe corre ai piedi del muro. Il muro è più basso del ramo dell’albero.
La volpe gira su e giù, vede un asse appoggiato al muro e , arrampicandosi su questo, corre lungo il sommo verso la gallina, la quale non ha altro scampo che spiccare un terzo volo verso un albero fuori dalla cinta, ma rimane sopra un ramo più basso del punto di partenza.
NOTATE: la gallina, per il peso del corpo, difficilmente può spingere il volo in alto; quindi se lo spazio da varcare non è piccolo, ad ogni volo perde di altezza.
E la volpe scende, esce per un foro dal quale scolano le acque, e va e gira intorno all’albero e poi si pone in atto di salire lungo il tronco. La gallina teme già di vedersi raggiunta, quindi vola sopra un albero un po’ distante. E la volpe la segue. L’altezza non è più considerevole e la gallina cieca dal terrore cerca di sfuggire e rimane sopra una siepe.
La volpe si ficca tra i rami, e allora la gallina spicca un ultimo volo, ma innanzi non ha un luogo ove ripararsi.
Essa vola e ad ogni istante è più vicina al suolo. La volpe corre sotto di lei con gli occhi di fuoco, e la gallina finisce con il cadere tra le sue zampe. Manda un grido e di lei più non rimane che un mucchio di penne sanguinolenti.
Figlioli, la volpe è il demonio, la gallina sono certi giovani i quali saranno buoni, ma si fidano delle loro forze: non vogliono regole, come la gallina non volle lasciarsi chiudere nel pollaio. Costoro, inesperti, trascurano gli avvisi perché hanno le ali, la buona volontà e anche la preghiera. Ma non pensano che la natura debole tende al basso.
Certuni sono golosi, e poi poltroni, e poi … e poi.. lo sa il Signore. Altri Dicono:” perché ci proibiscono questo e quello? Noi non facciamo niente di male”.
Poi cominciano a trascurar le regole, poi si cerca di sfuggire i superiori, poi certi pensieri, certe familiarità, certe amicizie, certe sensibilità. Si scende, si scende e le ali non bastano. La volpe è sotto che corre e si finisce con cadere nelle sue fauci.
Buona notte




“oh!è niente, è niente!” (buona notte numero 2)

San Filippo giovanetto, essendo ancora a Firenze soleva frequentare il convento dei Domenicani, e uno di quei frati più di una volta narravagli il seguente fatto.
Due religiosi erano soliti prima di andare a recitare il mattutino in coro, di confessarsi l’un l’altro. Una notte il demonio si volle burlare di essi. Quindi all’ora prefissa andò a bussare alla porta di uno dei due frati invitandolo a scendere in chiesa. Il frate credendo essere stato chiamato dal compagno, andò e, giunto in coro, vide uno che, all’aspetto, all’abito e al passo, sembrava tutto l suo compagno. Questi entrò nel confessionale. Allora il frate appena giunto si accosto alla grata per confessarsi secondo il solito. Mentre raccontava alcune sue colpe, con sua meraviglia, sentiva dire : “oh!è niente, è niente!”.
Allora dubitando di qualche inganno si fece il segno della croce e subito la voce del confessore tacque. Fece un interrogazione e nessuno rispose. Guardò e il confessore, ossia il diavolo, era scomparso.
Figlioli cari il demonio quando vuole spingerci al male è: “oh!è niente, è niente!”.
Di certe amicizie troppo spinte e che i superiori vedono mal volentieri “oh!è niente, è niente!”.
Certe volte si ruba un po’ di frutta ai compagni e il demonio ripete “oh!è niente, è niente!”.
Di certe mormorazioni contro i compagni e contro le regole “oh!è niente, è niente!”.
Di quelle disubbidienza a certi comandi, di certe merende fuori tempo “oh!è niente, è niente!”.
Talora certi dubbi gravi, che ci vengono su certe azioni o certi pensieri e che abbiamo rossore di confessare: “oh!è niente, è niente!”.
Non vi dico di reputare cose gravi le cose leggere però vi avverto , che non diate ascolto al demonio quando vi ripete che non è niente. Una mancanza sarà sempre mancanza e quindi bisogna correggersi. E poi non dimenticate che : “qui spernit modica, paulatin decident : chi disprezza le piccole cose, un po’ alla volta crollerà!”

Nuovi interventi dall’alto di Andrea

.Il sogno dei 9 anni si rinnovò per lo spazio di circa 18 anni. Il quadro generale era lo stesso, ma ogni volta era accompagnato da scene accessorie sempre nuove, che adombravano lo svolgersi della sua futura missione di apostolo dei giovani. In questi interventi dall’alto si trova la spiegazione della sua calma imperturbabile e della sicurezza di riuscire in ogni sua impresa.

All’età di 16 anni vide venire a sé una maestosa Signora che conduceva un numerosissimo gregge e che, avvicinandosi a lui e chiamandolo per nome, gli disse:

— Ecco, Giovannino, tutto questo gregge lo affido alle tue cure.

— Come farò — obiettò Giovanni — ad aver cura di tante pecore e di tanti agnelli?

— Non temere — rispose la Signora —, io ti assisterò.

All’età di 19 anni gli apparve di nuovo il personaggio del primo sogno, vestito di bianco, raggiante di luce splendidissima, in atto di guidare una turba innumerevole di ragazzi. Rivoltosi a Giovanni, gli disse:

— Vieni qua, mettiti alla testa di questi ragazzi e guidali tu stesso.

— Ma io non sono capace di guidare tante migliaia di ragazzi.

Ma il personaggio gli ripeté un comando imperioso, sicché Giovanni si pose a capo di quella turba giovanile. Nello stesso anno, ancora chierico, si vide in sogno già prete in cotta e stola a lavorare in una sartoria; però non cuciva solo cose nuove, ma rappezzava anche abiti logori. Chiaro simbolo che era chiamato a educare non solo giovani buoni e santi come Domenico Savio, ma anche a condurre sulla buona strada giovani già traviati. Aveva raggiunto l’età di 22 anni, quando in un nuovo sogno gli fu indicato anche il campo della sua futura missione. Vide la valle sottostante alla cascina del Sussambrino, dove trascorreva le vacanze, convertirsi in una grande città, nelle cui strade e piazze correvano turbe di ragazzi schiamazzando, giocando e bestemmiando. Di carattere pronto e vivace, Giovanni si avvicinò a quei ragazzi, sgridandoli e minacciandoli. Viste vane le sue minacce, prese a percuoterli; ma quelli reagirono e lo tempestarono di pugni. Mortificato e pesto, si diede alla fuga. Ma ecco venirgli incontro un personaggio che gli intimò di fermarsi e di ritornare tra quei monelli. Quindi lo presentò a una nobilissima Signora e disse:

— Questa è mia madre: consigliati con lei.

La Signora, fissandolo con uno sguardo pieno di bontà, gli disse:

— Se vuoi guadagnarti questi monelli, non devi affrontarli con le percosse, ma prenderli con la dolcezza e la persuasione. In quel momento, come nel primo sogno, vide i giovani trasformarsi in agnelli, ai quali egli prese a fare da pastore per ordine di quella Signora.

Il mio si di John Henry Newman

Io sono creato
per realizzare un progetto
per cui nessun altro è creato.
Io occupo un posto mio
nei consigli di Dio, nel mondo di Dio:
un posto da nessun altro occupato.
Poco importa che sia ricco,
povero disprezzato
o stimato dagli uomini:
Dio mi conosce e mi chiama per nome.
Egli mi ha affidato un lavoro
che non ha affidato a nessun altro.
Io ho la mia missione.
In qualche modo sono necessario
ai suoi intenti,
tanto necessario al mio posto
quanto un arcangelo al suo.
Dio non mi ha creato inutilmente.
Io farò del bene, farò il suo lavoro:
sarò un angelo di pace,
un predicatore della verità
nel posto che Dio mi ha assegnato
anche senza che io lo sappia
purché segua i suoi comandamenti
e lo serva nella mia vocazione.

martedì 5 aprile 2011

“Abbiamo ritrovato la vita!”

E’ questo il tema della XV Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e
dell’indifferenza.
Da 15 anni l’Associazione Meter, realtà ecclesiale impegnata nel mondo per la tutela dei diritti
dei bambini e per la promozione della dignità e del loro benessere, celebra l’annuale appuntamento
sia per ricordare le vittime degli ingiustificati atti di violenza,di sfruttamento e di indifferenza
sui bambini, sia per esaltare, in una logica evangelica di prossimità e aiuto alle fragilità
umane, la pedagogia dell’amore: dall’amore si può rivivere, nell’amore si ritrova la ragione umana
e di fede per riprendere gli interrotti cammini.
Quest’anno vogliamo porre in evidenza l’accoglienza che Meter ha operato nei confronti dei piccoli
e degli esclusi: la croce, la sofferenza non sono la fine di ogni speranza, ma , nella fede,
rappresentano la sorgente di vita e di risurrezione.
Ricordiamo, con immensa gratitudine e lode al Signore, il “saluto speciale” che lo scorso anno
Benedetto XVI ha rivolto lo scorso anno al Regina Coeli per la Giornata dei Bambini Vittime, nonchè
l’invito pressante rivolto agli educatori e a quanti si occupano di infanzia a tutelare i minori
in difficoltà e le loro famiglie. Il puntuale messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
ha anche sottolineato l’impegno di tutta la società civile per la difesa del bene prezioso
dei piccoli cittadini.
C’è un universo di sofferenza nel quale versano milioni di bambini; ma c’è anche un universo di
sofferenza redenta, accolta, guarita, dove la potenza dell’Amore di Dio, attraverso un’umanità
non rassegnata al male, opera percorsi “samaritani” per “guarire e ritrovare la vita”!
Meter, attraverso il Centro di ascolto e di accoglienza, ha ascoltato e concretamente aiutato più
di 1000 bambini e le loro famiglie; ha segnalato più di 250.000 siti pedopornografici, contrastando
in tal modo il pericoloso fenomeno della pedocriminalità; ha incontrato migliaia di famiglie, di
giovani, di adulti e di bambini, annunciando una consegna di Gesù: “ciò che avete fatto loro lo
avete fatto a me!”
Nella ricorrenza del 15° anno una serie di iniziative sono in opera, la Giornata sarà aperta, come
è stata fin dall’inizio, alle realtà ecclesiali e non internazionali di lingua inglese, francese, tedesca,
portoghese, spagnola, araba. Tutti possono aderire e diffondere la Giornata che viene celebrata
dal 25 aprile alla prima domenica di maggio con celebrazioni di preghiera, incontri culturali
e iniziative suscitate dalla fantasia e creatività di tutti.
Pertanto, Vi preghiamo di diffondere questa iniziativa nelle Diocesi, nella parrocchie, tra le associazioni
cattoliche e laiche, nelle famiglie, nelle Scuole di ogni ordine e grado, nelle Università,
nei Centri culturali e di aggregazione.
L’umanità dei piccoli e dei deboli, ferita e “risorta”, ha ancora una volta, bisogno di parole di
speranza e di consolazione. Vi preghiamo di spronare, tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà
a non restare indifferenti di fronte al “silente grido” di dolore elevato dai bambini vittime di
abusi e abbandonati a se stessi nel mondo.
Abbiamo tutti l’impellente dovere di intervenire.
Per maggiori informazioni e adesioni consultare il sito dell’Associazione Meter onlus
www.associazionemeter.org; scrivere a segreteria@associazionemeter.org
Avola (SR), 26 febbraio 2011

venerdì 1 aprile 2011

(Giappone) L’incubo! Adesso si attende il Peggio…


Uno scenario di desolazione e irreale fermezza, è questo ciò che ci descrive oggi il paesaggio Giapponese. Dopo l’immane onda crudele, prima sismica poi marina, solo distruzione nelle coste dell’arcipelago nipponico.

I morti stimati come decine di migliaia sono ancora incalcolabili a causa delle macerie che potrebbero ancora ostacolare i soccorritori che continuamente e speranzosamente cercano i sopravvissuti. Notizia recente, il salvataggio di un’anziana donna e di un giovane dopo circa 100 ore sotto i detriti di ciò che l’uomo con tanta operosità ha costruito e che la natura con tanta freddezza in soli 400 secondi ha deciso di cancellare!

La preoccupazione principale nel post-terremoto è il rischio di fusione del nucleo del secondo settore appartenente alla centrale nucleare di Fukushima, già teatro di alcune esplosioni causate dal mancato funzionamento delle procedure di sicurezza e dell’impulso di raffreddamento.

Il governo Giapponese, in ginocchio dopo il violento cataclisma, ha chiesto aiuto a tutta la comunità nucleare l’AIEA (Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica). I primi a prestare soccorso i Marines americani, cimentati in un disperato vano tentativo di raffreddare il nucleo con l’acqua marina. Visto il fallimento della missione e della contaminazione radioattiva dei 17 marinai e degli elicotteri usati per l’operazione, la portaerei Ronald ha retrocesso la sua posizione per motivi di sicurezza, ma già tornata attiva nella missione.

Ed è proprio per sanare la situazione che 50 “eroi” (ingegneri e operai) sono rimasti nella centrale per tentare l’impossibile rischiando la Vita, assorbendo circa il doppio delle radiazioni assorbibili in 2 anni da un comune impiegato della centrale.

Nel frattempo l’Europa raccogliendo gli aiuti umanitari da inviare alle vittime del terremoto più potente registrato dai sismografi,prende misure di sicurezza riguardo le sue oltre 54 centrali nucleari, chiudendo per precauzione gli impianti obsoleti e vecchi.

C’è solo da sperare nel meglio!

S.D.






W DON BOSCO