lunedì 31 gennaio 2011

Messaggio del Rettor Maggiore al MGS 2011


Carissimi giovani,

                            vi saluto e vi confido la mia immensa gioia nell’inviarvi questo  messaggio. Sono parole e sentimenti che raccolgo davanti al Signore Gesù, Buon Pastore. Al suo cuore misericordioso chiedo che illumini la vostra mente, riscaldi il vostro cuore e riempia di senso e dinamismo la vostra vita.
Ogni giorno vi porto nel cuore e prego incessantemente per voi; sì, prego per voi, perché rimanere unito a Cristo e donarmi totalmente a voi è l’orientamento profondo della mia vita. In questo senso prego sempre per voi e quando, visitando le case salesiane sparse nel mondo, incontro i vostri volti, gioisco e benedico il Signore. Nei vostri occhi luminosi e gioiosi leggo una grande voglia di vivere e un desiderio nascosto di fare della vostra vita qualcosa di bello. Naturalmente vi ponete la domanda: che cosa e come fare? Mi colpisce come molti di voi siano ancora incerti e confusi; e so molto bene che non vi aspettate certo qualcosa da teorie e programmi. Per rispondere alla vostra domanda, allora, non posso fare altro che parlarvi con il cuore del nostro padre Don Bosco. È lui che ora vi parla attraverso di me, è lui che si prende cura della vostra vita presente e di quella futura, perché vi vuole felici su questa terra e per sempre.

Vorrei farvi conoscere, Cari Giovani, ciò che mi ha fatto capire, in maniera ogni giorno più profonda, il senso della mia vita. Questo, per me, è scaturito ed ha trovato sviluppo attraverso l’incontro con una persona “viva”.
Questa è stata per me, anzitutto, mia mamma Margherita. Quando contemplavamo insieme un bel campo di grano maturo, ella mi diceva: «Ringraziamo il Signore, Giovannino. Egli è stato buono con noi. Ci ha dato il pane quotidiano». Dopo aver raccontato a lei il sogno che avrebbe segnato la mia vita, con l’intuizione che solo il cuore di una madre può percepire, esclamò: «Chissà che non abbia a diventare prete». Parole semplici, che mi facevano capire che Dio mi aveva sognato, che Dio aveva per me un sogno da realizzare, un disegno, un progetto meraviglioso, una storia d’amore che misteriosamente e silenziosamente stava tessendo dentro di me: consegnare la mia vita ai giovani, per loro e con loro. Tutto questo mi faceva sognare in grande.
Il senso religioso della vita mia mamma non me lo insegnava soltanto a parole, ma anche e soprattutto con i suoi esempi, come quando, svegliata dai vicini in piena notte, per soccorrere un malato grave, si alzava e in tutta fretta correva a portare il suo aiuto. La stessa prontezza e lo stesso amore mostrava quando al mendicante che bussava alla porta, non negava mai un pezzo di pane o una minestra calda. Ho appreso così che non basta sognare, ma che bisogna pagare un prezzo perché i sogni diventino realtà. Da lei ho imparato i gesti della religiosità semplice, l’abitudine alla preghiera, al compimento del dovere, al sacrificio. La sua presenza amorosa mi ricordava che la vita è il dono più prezioso che Dio ci ha donato e che dobbiamo ridargliela ricca di frutti e di opere buone.

Lungo la mia vita, soprattutto quando dovevo prendere decisioni importanti, ho incontrato altre persone, illuminate dallo Spirito, che mi hanno aiutato a capire che la vita è vocazione e impegno di donazione, e mi hanno guidato nell’ascolto della chiamata del Signore e nell’accoglienza della missione che Egli mi affidava. Questa esperienza personale mi ha fortemente convinto dell’importanza, per i giovani, di trovare un ambiente dove si respirano e si vivono i grandi valori umani e cristiani, come pure l’importanza di incontrare adulti significativi, delle guide spirituali capaci di incarnare i valori che proclamano, presentandosi come testimoni credibili e modelli di vita. All’oratorio di Valdocco, il clima di famiglia che avevo creato non era quello di una serra calda, di un nido, dove i timidi e i freddolosi potessero sentirsi a loro agio, senza liberarsi della loro visione ristretta della vita. No! Valdocco era un laboratorio dove si elaborava cultura vocazionale. Io guidavo i miei figli alla loro reale maturazione di uomini e di cristiani secondo lo spirito di libertà del vangelo, facendo in modo che diventassero “persone-per-gli-altri”. Le vigorose personalità cresciute a Valdocco ne sono la prova: da Domenico Savio a Michele Magone fino ai pionieri missionari: Cagliero, Lasagna, Costamagna, Fagnano; e poi Rua, Albera e Rinaldi, miei primi successori, e tante altre figure di alto rilievo, sacerdoti e salesiani coadiutori, religiosi e laici impegnati nella società e nella Chiesa. Si respirava un’aria vocazionale, un desiderio di fare della vita un dono grande alla Chiesa e alla società. Dopo di me molti altri salesiani e laici della Famiglia Salesiana hanno fatto questa stessa esperienza nelle loro case.

Anche voi, giovani, potete incontrare persone di riferimento in famiglia o nell’ambiente che vi circonda. Ci sono persone stupende, ricche umanamente e capaci di vivere e testimoniare una profonda spiritualità. Ad esse voi potete guardare come modelli concreti per la vostra vita. Sono sacerdoti, persone consacrate, laici e laiche che vivono con gioia la pienezza del battesimo. Guidati dallo Spirito e in ascolto della Parola di Dio, sono stati capaci di sviluppare la loro vita cristiana fino a fare delle scelte di vita coraggiose ed impegnative. Sono diventati così testimoni autentici di Cristo nella Chiesa e nella società.
Queste persone sono, per voi, un po’ come Giovanni Battista, testimoni e mediatori dell’incontro con Gesù. Il Battista infatti additò Gesù di Nazareth ai suoi discepoli come Colui che poteva appagare i desideri più profondi del loro cuore, Colui che poteva riempire di senso e di gioia la loro vita, colui che era veramente “la via, la verità e la vita”. I testimoni di oggi, quelli che incontriamo nel nostro cammino, sono “i nostri Giovanni Battista”. Coloro che, ancora una volta, ci indicano il Signore della Vita!
Accade così che non solo il cammino dei credenti, ma la vita di ogni uomo incrocia in un preciso momento il volto e lo sguardo di Gesù e questo incontro può essere decisivo. Dall’incontro con Gesù di quei primi discepoli sino ad oggi, l’invito ha “catturato” molti giovani, uomini  e donne. «Abbiamo trovato il Messia» testimonierà Andrea a suo fratello Simone. «Abbiamo trovato Colui del quale hanno scritto Mosè e i profeti, Gesù di Nazareth», confesserà Filippo a Natanaele. «Da chi andremo? Solo Tu hai parole di vita eterna» gli dirà Pietro. Per tutti è stato, è e sarà un incontro che segna tutta la vita. Uno dei discepoli di Giovanni ricorda addirittura l’istante preciso dell’incontro con Gesù: «Erano circa le quattro del pomeriggio».
A voi, come a loro, Gesù rivolge la domanda di fondo: «Che cercate?», o ancora meglio «Chi cercate?». Si rimane vincolati da questa domanda che, penetrando il cuore, va a scandagliare le profondità della nostra esistenza: non si può sfuggire o rimanere indifferenti. Il mistero della grazia, poi, muove i nostri atteggiamenti facendoci mendicanti di risposta: «Maestro, dove abiti?». «Venite e vedrete», è la risposta di Gesù. Ed essi andarono, videro dove abitava e quel giorno rimasero con lui. Un incontro, un rapporto personale di amicizia che riempie il cuore e trasforma la vita, oggi come allora. Tutti coloro che lo incontrano, che lo seguono vengono fortemente colpiti dalla profondità e dalla pienezza della sua vita. Una vita che è stata e rimane per sempre il modello di una vocazione vissuta con assoluta fedeltà a Dio e agli uomini.

Quando vi chiedete, cari giovani, «cosa fare per dare un senso pieno alla vita?», guardate a quell’Uomo che ci ha amati fino a consegnare totalmente se stesso per noi. È Lui il modello di ogni progetto di vita e la risposta fedele e piena ad ogni vocazione, perché è un Uomo intensamente unificato attorno ad un punto focale. In Lui tutto – ogni energia fisica, psichica, intellettuale, affettiva, volitiva – è concentrato attorno ad un nucleo che attira ed armonizza tutto ciò che Egli ha e tutto ciò che Egli è. Non è un “uomo farfalla” che si muove costantemente da un fiore all’altro nella ricerca di una bellezza effimera, ma è un “uomo roccia”, solidamente ancorato a un punto centrale di radicamento che unifica e armonizza la sua vita con la volontà del Padre, che orienta ogni suo gesto e ogni sua parola, che riempie la sua azione e la sua preghiera. Questo punto unificante attorno al quale si concentra tutta la sua persona è il suo grande sogno, un progetto di vasto respiro, la sua vocazione.
Una delle parabole da lui raccontate, quella dell’uomo che, mentre sta arando un campo, trova un tesoro e vende tutto ciò che ha per potersene impadronire, descrive molto bene la sua condizione personale: davvero quel sogno gli ha rapito il cuore perché, come egli stesso dice: “là dove è il tuo tesoro ivi è il cuore”.
Gesù vive con autentica passione la sua dedizione al sogno che porta nel cuore: la predicazione e la costruzione del Regno di suo Padre, che vuole che tutti gli uomini siano salvi e raggiungano la pienezza di vita. La sua non è un’esistenza vissuta nel qualunquismo o nell’indolenza. È invece un’esistenza vissuta con intensità incontenibile. È una vita piena di slancio e di dinamismo. Le sue parole non lasciano dubbi: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!». L’immagine del fuoco è molto espressiva, e dice dell’ardore con cui Egli persegue la causa che ha abbracciato.
Questo fuoco è lo Spirito Santo che ci fa nuovi, prima di tutto nella preghiera. Il frutto dello Spirito Santo è l’amore che si manifesta nella pace dentro di noi, nella gioia del nostro ambiente e nel dinamismo della nostra vita. Rinnovati dallo Spirito, diventiamo persone realizzate: pazienti, fedeli, impegnate.

Questo stesso fuoco, cari giovani, deve riscaldare il vostro cuore, oggi.
Non potete rassegnarvi a vivere la vostra vita come se fosse un semplice ciclo biologico (nascere, crescere, riprodursi e morire); non potete impostare la vostra esistenza come una vita priva di energia, anemica, senza passione nei riguardi di Dio e del prossimo. Non potete sprecare la vostra vita riducendovi al ruolo di consumatori e spettatori. Voi siete chiamati a diventare protagonisti nella società e nella Chiesa: «voi siete il sale della terra e la luce del mondo», direbbe Gesù.
La decisione di seguire Gesù in modo radicale si gioca tutta sulla scommessa di potersi innamorare di Dio e spendersi per l’uomo, specialmente il più povero e abbandonato.
 Sì, cari giovani! “Oggi” Dio ha bisogno di voi per “rifare” il mondo. Ogni uomo, ogni donna ha un sogno per cui vivere e di cui parlare. Io, mosso dallo Spirito di Gesù, ho sempre coltivato ed ancor oggi coltivo il mio sogno: un vasto movimento di adulti e giovani che sia profezia di questo nuovo mondo. Un mondo in cui ogni uomo possa ottenere giustizia. Un mondo in cui al centro ci siano i “piccoli”, gli ultimi. Un mondo in cui le persone siano, fra loro, fratelli e sorelle. Questo nuovo mondo può prendere forma, farsi reale, se seguite Gesù, se prendete a cuore le sue parole e realizzate così il sogno di Dio.
Tutti insieme possiamo dare vita ad un grande Movimento salesiano teso ad aiutare i giovani, soprattutto i più poveri ed in difficoltà, progettando il presente e il futuro, puntando ad obiettivi importanti per il rinnovamento di noi stessi e degli altri, contribuendo in maniera significativa al cambiamento del mondo e della storia. La Famiglia Salesiana vuole assumere questo impegno come una vocazione e una missione speciale. E voi, cari giovani, in questa Famiglia dovete sentirvi a casa vostra, sapendo che siete la gioia e il frutto più maturo del nostro lavoro.

Nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana ci sono diverse vocazioni, ma sempre l’opera educatrice ed evangelizzatrice, alla quale siamo chiamati, affonda le sue radici nella profondità e nella tenerezza dell’amore di Dio, giunge a noi attraverso l’amore di dedizione di Cristo e si trasmette all’umanità attraverso la totale dedizione ad altri uomini e donne. La vocazione non è mai una fuga da una realtà ostile, percepita come difficile o deludente, e neppure una scelta che abbia come primo obiettivo l’efficacia apostolica, ma è piuttosto un cammino d’amore che porta verso l’Amore. E dall’esperienza fondamentale di un amore che si pone come unico ed esclusivo, scaturisce un modo nuovo di vedere ed affrontare la realtà. Il cuore purificato dalla donazione a Dio e dallo Spirito Santo, diventa capace di leggere l’interna bellezza di ogni creatura e di amarla disinteressatamente. È la misericordia stessa di Dio che si impadronisce del cuore umano e si prende cura di ogni dolore, di ogni debolezza.

Io prego per voi, Cari Giovani, perché ancora oggi molti di voi si lascino sedurre, affascinare da Dio a tal punto da donarsi totalmente a Lui. Se vi mettete a servizio dell’Amore non vi mancheranno gioie profonde. Sono le gioie della fecondità che viene dalla intimità con Dio e dalla fatica dell’operaio che vive solo per la causa del Regno.
Prego anche per i miei figli diletti, i Salesiani, perché possano vivere con gioia e fedeltà la grande avventura della paternità spirituale. Possano essere le vostre guide competenti nella ricerca di senso e nell’elaborazione del vostro progetto di vita; fratelli sinceri che si fanno vostri compagni di viaggio e vi spezzano la Parola di Dio che dà vita, illumina, conforta nel faticoso cammino. La Parola che apre alla preghiera e riaccende il fuoco segreto che portiamo nel cuore. Senza questa capacità contemplativa la nostra vita spirituale e apostolica non regge. Siate, Cari Salesiani, guide illuminate per coloro che chiedono una direzione spirituale e che praticano la vita sacramentale ed ecclesiale; maestri sapienti e pazienti per chi si impegna nella ricerca della propria vocazione.

Prego, in particolare, perché lo Spirito Santo susciti operai zelanti, creativi, capaci di andare incontro a tutti quei giovani che oggi non bussano più alle porte della Chiesa. Si tratta di giovani che, sulla loro strada verso la stella, vorrebbero incontrare dei magi piuttosto che gli scribi di Gerusalemme; giovani che non ci chiedono ancora che cosa bisogna credere, ma piuttosto che cosa significa credere. Per tutto questo è necessario un vero cambio di prospettiva pastorale.

Carissimi Giovani e amatissimi Salesiani, poniamo sotto lo sguardo materno di Maria la nostra vita come vocazione e la nostra missione educativa. Maria è stata Colei che si è fatta discepola del Signore, in ascolto continuo, nel cuore e nella vita, della Parola di Dio. È stata Colei che ha risposto alla chiamata di Dio con il dono totale, coraggioso e libero, di se stessa: «Ecco la serva del Signore». Da Lei, donna nuova, maestra di fede e di stupore, la Famiglia Salesiana impara ad essere discepola del Signore e “Madre”, che, nell’amore, genera ed educa i giovani alla donazione generosa della propria vita per raggiungerne la pienezza.

Torino, 31 gennaio 2011



Sac. Giovanni Bosco

Buona festa di San Giovanni Bosco!!!

Carissimi!
Se state leggendo questo post quasi sicuramente almeno una volta nella vostra vita avete incontrato e/o sentito parlare di Don Bosco e del suo oratorio. Oggi, 31 gennaio, data della sua morte, lo festeggiamo per ringraziarlo ancora una volta di aver speso la sua intera esistenza per noi giovani. E ancora oggi è presente tra noi, ispirando laici e consacrati che si inventano e rinnovano ogni giorno per noi.
Al di là del vostro credo e della vostra fede, sappiate che un uomo di nome Giovanni si è preoccupato di tutti i nostri problemi. L'ha fatto nell'Ottocento, in un'Italia che vedeva tanti giovani perdersi nelle strade e diventare ladri e delinquenti. Oggi l'Italia è cambiata, ma ancora c'è bisogno di sostegno per noi. Oggi si parla di precariato, di politiche giovanili assenti, di dipendenze, di disfacimento di valori... abbiamo ancora bisogno che uomini e donne prendano in mano la situazione per ribaltarla.
Se nella vostra vita anche solo x un attimo avete gioito nell'incontrare Don Bosco e nel frequentare il suo oratorio, allora oggi è il giorno giusto per ricordarlo. E se volete fare di più, pomeriggio alle 17.00 don Marcello, salesiano di Catania, celebrerà la messa in suo onore presso la chiesa di San Giovanni Evangelista (accanto all'Ostello del Borgo). A seguire, una tavola rotonda presso il salone della parrocchia di Santo Stefano vedrà coinvolti il Sindaco di P.Armerina, altri esponenti politici e non e i giovani in una tavola rotonda dal titolo: "La gioventù è la porzione più pregiata dell’umana società".
NON MANCATE, VI ASPETTIAMO!!!

"Oggi è il giorno dei Salesiani. Salesiano nel mondo significa esser giovane non solo nell'età ma anche nello spirito! Don Tonino Bello, rivolgendosi ai giovani secondo i principi di Don Bosco, diceva che la società e il futuro siamo Noi! Giovani critici! Ricchi di amore! E per essere critici bisogna saper amare e pregare! Perciò riponete da parte l'odio per il nemico e iniziatelo ad amare come se fosse il vostro fratello più piccolo! Perciò pregate per lui e pregherete per il Cielo, non vi sarà uomo più giusto di voi se farete questo! E la luce che illumina i nostri passi vincerà nel buio che li ostacola! W Don Bosco!"
Stefano

"Se vuoi farti bono pratica queste tre cose e tutto andrà bene: allegria, studio e preghiera! E' questo il programma per vivere felici, farà molto bene all'anima tua e agli altri" (Don Bosco)
Andrea

domenica 30 gennaio 2011

Caro Don Bosco...


Lettera a Don Bosco dei ragazzi dell'oratorio
salesiano di Piazza Armerina


Caro Don Bosco,
ti chiamiamo Padre, Maestro ed Amico della gioventù, quella gioventù da te tanto amata per cui hai speso l’intera esistenza. E continui a farlo ancora oggi, due secoli dopo, perché Dio tramite te ispira giovani e meno giovani disposti a spendersi per la stessa causa.
È grazie alla tua forza, alla tua determinazione ma soprattutto alla tua fede che oggi siamo qui come Famiglia Salesiana, uniti e allegri come ci vuoi tu, a festeggiarti e ringraziarti; perché se tu per primo non ci avessi dato l’esempio, vincendo ogni difficoltà e perseverando per salvare le anime dei giovani, noi già avremmo mollato.
Non saremmo qui a iniziare con te il decimo anno di esperienza salesiana laica. Una realtà, la nostra, che dieci anni fa destava dubbio, incertezza, ma che ha trovato conferma, giorno dopo giorno, nei giovani che Dio ha mandato alla tua casa, questa casa.
È anche vero che non è stato fatto nulla di così innovativo: tu stesso hai avuto la geniale intuizione di mobilitare i laici verso l’apostolato. Tu li chiamavi collaboratori, ora si chiamano Salesiani Cooperatori. In molti si innamorano di te grazie a loro e grazie ai consacrati e agli altri giovani di tante realtà salesiane. Che meraviglia amare Dio attraverso i giovani! Che meraviglia sentirsi a casa, in famiglia, uniti per una stessa missione!
In tutti questi anni ci è sempre stata vicina la tua frase: “Per cogliere le rose, si sa, s'incontrano le spine; ma con le spine vi è sempre la rosa”. Ci sono state spine che, a dire il vero, non ci aspettavamo: ritrovarsi ostacolati da chi dovrebbe essere una guida di fede ci spiazza. La ricerca di scissioni da parte di chi dovrebbe predicare l’unità ci addolora.
Più volte ci siamo dovuti mettere in discussione, abbiamo dovuto rivedere le nostre idee, quasi sempre senza capire cosa ci fosse di sbagliato in esse.
Vorrei averti qui, Padre, per farti tante domande che difficilmente trovano risposta. Ti vorrei qui, nella nostra piccola città di P.Armerina, e ti porterei in mezzo ai giovani perché tu li incontrassi e loro incontrassero te. Ti porterei alla villetta, tra i pub e le strade, e so che tu con me ci verresti e avresti una parolina all’orecchio per ogni giovane, dal più responsabile al più sprovveduto, da quello che cerca Dio a quello che si sente smarrito e ha perso la fede. Ma tu sei vissuto due secoli fa; qui, adesso, ci siamo noi. E simbolicamente alla villetta vorremmo portare in processione la Madre che ci hai insegnato a chiamare Ausiliatrice, pregandola di tenerci tutti sotto il suo manto e di insegnarci ad essere guida per i giovani, tutti i giovani! Vederci impedire ciò, ci lascia delusi.
Padre, a dire il vero, in processione volevamo portare anche te, per dirti “Scendi nelle strade, scendi ancora!”. Anche questo non si può fare. Perché?
Sai cos’è che nonostante tutto ci da forza? Ricorrere al tuo esempio. Anche tu hai trovato spine laddove cercavi braccia che potessero aiutarti. A te è andata anche peggio, hanno tentato di ucciderti! Ma Dio ha manifestato il suo amore proteggendoti e illuminandoti continuamente, tu ci hai messo il “si” quotidiano e una buona dose di ottimismo.
Con lo stesso ottimismo e con fede, dunque, ci rivolgiamo a Dio per mezzo tuo, affinché possa farci capire quale sia la strada da seguire, quali siano le condizioni da accettare con ubbidienza e quali, invece, siano da cambiare con coraggio, sempre per la Sua gloria e mai per la nostra.
C’è un giardino di rose bellissimo in questa città, ogni rosa è un giovane che la abita e noi vogliamo essere per loro dei buoni giardinieri.
Implora Dio per noi perché renda i nostri cuori pazienti e accoglienti, in quanto uno solo è il nostro desiderio: raggiungerti insieme ai tuoi figli in Paradiso.


I giovani dell’Oratorio Salesiano di Piazza Armerina

sabato 29 gennaio 2011

Don Bosco: la storia continua... (prima parte)

Don Bosco: la storia continua... (seconda parte)

Don Bosco oggi

Lettera ai miei alunni e ex alunni per il Giorno della Memoria e per ricordare ogni giorno


Carissimi Ragazzi,
in questi giorni ho rivisto video e film sull’Olocausto per prepararmi al “Giorno della Memoria” e ho ripreso le foto dei miei viaggi ad Auschwitz e Dachau, due campi di concentramento, il primo in Polonia, il secondo in Germania. «Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio: è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento», sono le parole di una canzone di Francesco Guccini, che mi ricordano l’intenso silenzio di quei luoghi pur in mezzo ai tanti visitatori, un silenzio che fa rumore, che dà fastidio perché costringe a pensare, a fermarsi, a tacere, a pregare, a riflettere, a commuoversi. Sì, Carissimi, anche un professore piange, soffre, si sente inadeguato, impotente, poiché non c’è tra quei viali qualcuno che possa dirsi immune dal dolore solo per il suo ruolo, per le conoscenze, per i titoli di studio, per la fama, per il denaro. Non ho più bisogno, dopo essere stato nei campi di sterminio, di vedere per me film che trattino questi temi, perché ho impresso nel cuore e nella mente quanto ho provato di persona, non è presunzione bensì consapevolezza. Io non piango molto, almeno esternamente, ma quando ciò accade, da allora, c’è sempre una lacrima per i deportati, per le loro famiglie, per i loro amici; c’è sempre una lacrima per tutti i deportati e perseguitati di oggi in tutto il mondo, quel mondo che ben poco ha imparato dalla Memoria. Scrive Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943 a 29 anni: «Ho affrontato questo dolore, molti interrogativi hanno trovato risposta, l’assurdità ha ceduto il posto ad un po’ più di ordine e di coerenza: ora posso andare avanti di nuovo. È stata un’altra breve ma violenta battaglia, ne sono uscita con un pezzetto di maturità in più. Mi sento come un piccolo campo di battaglia su cui si combattono i problemi o alcuni problemi del nostro tempo. L’unica cosa che si può fare è offrirsi umilmente come campo di battaglia. Quei problemi devono pur trovare ospitalità in qualche parte, in cui possono combattere e placarsi e noi dobbiamo aprire loro il nostro spazio interiore senza sfuggire». Carissimi ragazzi, dalla sofferenza non si fugge, la si può solo accogliere, portare con sé, affrontarla ogni giorno come un soldato coraggioso che sa che la vita è preziosa, ma allo stesso tempo acquista più valore quando è donata. Crescere vuol dire questo e, se anch’io a 35 anni continuo a crescere e ad imparare, a sognare e a lottare, a cadere e rialzarmi, sono certo che potete farlo anche voi che per crescere fisicamente avete la famiglia e la natura dalla vostra parte, per imparare avete la scuola, l’università, le biblioteche, internet, per sognare avete l’amore, la musica, lo sport, per lottare avete l’ardore della vostra età, le passioni, i desideri, per cadere avete gli esempi negativi e lo scoraggiamento, per rialzarvi chi vi vuole bene e un grande attaccamento alla vita. Perché scrivervi queste parole proprio ora? Cosa c’entrano con la memoria dell’Olocausto? Mi vengono in aiuto le parole di Hannah Arendt, una pensatrice tedesca di origine ebraica costretta a fuggire per le persecuzioni naziste: «È anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. È una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale». Io credo nella vostra capacità di andare al cuore delle cose, di toccare le radici profonde del Bene, di “succhiare il midollo della vita”, di mutare la banalità in competenza, sacrificio, impegno, contenuto, azione, amore, dono. Così fare memoria ha un senso, perché non è come studiare la storia dai libri o da un dvd, né come fare una commemorazione, né un ricordo nostalgico del passato; fare memoria con voi, che siete vivi, forti, speciali, determinati, dal cuore buono, significa dare un orientamento diverso al presente e uno sguardo profetico sul futuro perché possiamo costruire, partendo da noi stessi, un “Bene profondo e radicale” in famiglia, nello studio, con gli amici, con i proff., con chi amate, con chi è immigrato, chi è povero, chi è solo, chi è malato, chi la pensa diversamente, chi ha altre abilità, chi prega un altro Dio. Etty Hillesum scrive ancora: «Dobbiamo pregare di tutto cuore che succeda qualcosa di buono, finché conserviamo la disposizione verso questo qualcosa di buono. Infatti, se il nostro odio ci fa degenerare in bestie come lo sono loro, non servirà a nulla». Lo scrive lei in mezzo alle atrocità e alla morte, alla “banalità del male”, lo scrive lei per me e per voi, perché il suo “dobbiamo pregare che succeda qualcosa di buono” si realizzi come preghiera oggi, diventi impegno comune che trasformi la memoria in azione, in vita concreta, in donne e uomini di buona volontà che non abbiano più bisogno che qualcuno gli ricordi Auschwitz o Dachau, perché ce li hanno tatuati nel cuore. Coraggio e speranza, Carissimi ragazzi, poiché anche in quei luoghi di sterminio ci sono state persone, come Padre Massimiliano Kolbe che ha offerto la propria vita per salvare un padre di famiglia, ci sono stati uomini e donne che hanno trasformato l’orrore in amore!
Marco Pappalardo

Auguri


mercoledì 26 gennaio 2011

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: 2° giornata festa per le “Stelline” Piazzesi

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: 2° giornata festa per le “Stelline” Piazzesi: "Per iniziare nel migliore dei modi la settimana Salesiana che si concluderà lunedì 31 Gennaio con i festeggiamenti a Don Bosco, i comitati ..."

Torneo Don Bosco 27 gennaio


Per sapere di più visita il blog www.pgsstelleazzurre.blogspot.com

martedì 25 gennaio 2011

Agostino Sella: Giovedì 27 gennaio TORNEO DON BOSCO tra Stelle Azz...

Agostino Sella: Giovedì 27 gennaio TORNEO DON BOSCO tra Stelle Azz...: "Le associazione sportive della Famiglia Salesiana piazzese, la PGS Stelle Azzurre dell'opera di via Garibaldi e la PGS Sole Luna della parro..."

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: La Famiglia Salesiana celebra il triduo di Don Bos...

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: La Famiglia Salesiana celebra il triduo di Don Bos...: "La Famiglia Salesiana è già in trepidante attesa per la festa del loro padre fondatore, S. Giovanni Bosco, che come consuetudine si celebra..."

lunedì 24 gennaio 2011

Ma perchè proprio "Salesiani"?? Ecco la risposta!

Don Bosco si ispirò, nella sua vita, a san Francesco di Sales, il santo della dolcezza. Da qui il nome SALESIANI.
Simone ci suggerisce alcune belle frasi di questo santo. 
Per conoscerlo di più clicca qui.

La cordialità non è altro che l’essenza della vera e sincera amicizia.
È l’amore che dà il valore e il prezzo a tutte le nostre azioni.
Il coltivatore non sarà mai rimproverato se non ha ben coltivato e seminato le sue terre.
Non si potrà mai fare così bene che non sia meglio fare di più.
Pensiamo solo a fare bene oggi; e quando il giorno di domani sarà venuto, si chiamerà anch’esso oggi, e allora ci penseremo.
Non c’è nulla di impossibile all’amore.
Basta amare bene per dir bene.
I grandi progetti non si realizzano che a forza di pazienza e di perseveranza.
Bisogna fare tutto per amore e nulla per forza.
Non dobbiamo fermarci al bene quando possiamo giungere al meglio.
Bisogna aver pazienza con tutti, e innanzitutto con se stessi.
Non seminate i vostri desideri nel giardino altrui, coltivate solo bene il vostro.
Non desiderate non essere ciò che siete, ma desiderate essere molto bene ciò che siete.
Bisogna sopportare gli altri, ma bisogna prima sopportare se stessi.
Bisogna sbrigarsi senza agitarsi, aver cura senza inquietudine.
È un felice incontro quello di due spiriti che non si amano che per meglio amare Dio.
Continuiamo soltanto a ben coltivare, poiché non c’è terra così ingrata che l’amore del coltivatore non fecondi.
Per la carità non v’è pena che non sia bene amata.
Non c’è peggior modo di dire male che di dire troppo.
Il tempo lo si impiega più utilmente quando lo si impiega tranquillamente.
Tenete il vostro cuore mite e buono verso il prossimo.
I rosai producono prima le spine, poi le rose.
Cercate di fare bene oggi senza pensare al giorno seguente, poi, il giorno seguente, cercate di fare lo stesso.
Abbiate pazienza di camminare a passettini finchè non abbiate gambe per correre, o piuttosto ali per volare.
Che cosa è meglio del nostro giardino: che ci siano delle spine per aver delle rose, oppure che non ci siano affatto rose per non aver spine?
Bisogna combattere il male col bene, l’asprezza con la dolcezza.
Bisogna dir molto...tacendo.
Noi facciamo sempre abbastanza quando facciamo bene.
Chi ha guadagnato il cuore dell’uomo, ha guadagnato tutto l’uomo.

sabato 22 gennaio 2011

Oggi ricordiamo Laura Vicuna: un forte si alla vita!

Sicuramente Laura oggi intonerebbe volentieri il ritornello della canzone di Nek... 
"e da qui non c'è niente di più naturale che fermarsi un momento a pensare che la vita rimane la cosa più bella che ho!". 
Una vita vissuta in pienezza e gioia, che solo se vengono dal Signore sono autentiche. Laura, in pochi anni, l'ha capito, per questo è diventata per noi ESEMPIO. Ma cos'ha fatto di così importante la piccola santa salesiana???

giovedì 20 gennaio 2011

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Vigor-Stelle Azzurre: 4-1

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Vigor-Stelle Azzurre, 4-1: "Mercoledì 19 gennaio si è disputata presso il palazzetto dello sport di Piazza Armerina la Vigor-Stelle Azzurre. Le Stelle non hanno portato..."

martedì 11 gennaio 2011

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Emozione per il 4° Memorial


A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Emozione per il 4° Memorial: "E' stato il Memorial all'insegna dell'ricordo degli amici di Dario Pernice, il triangolare di calcio a 5 che ha visto in campo il 30 dicembr..."

martedì 4 gennaio 2011

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Allenamenti ctg MINI e Libera: alcune importanti n...


A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Allenamenti ctg MINI e Libera: alcune importanti n...: "L'Associazione Sportiva Dilettantistica P.G.S Stelle Azzurre a mezzo comunicato ci informa che a partire da giorno 11 gennaio 2011riprender..."





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