venerdì 15 gennaio 2010

SERVIRE L’INFANZIA E’ GIOIA. VIVILA ANCHE TU Lettera di don Fortunato Di Noto ai volontari Meter

Carissimi sorelle e fratelli di Meter,

Testimoniare con gioia il senso del servizio per l’infanzia è il tema di questa nostra prima comunicazione. Quando tutto sembra inutile dobbiamo ricordarci chi, rivolgendosi a noi, ha ritrovato le ragioni per continuare a sperare e a vivere. Tutto è un dono che viene da Dio e noi ne siamo testimoni. Meter ha vissuto, grazie alla XII Giornata, un intenso momento di spiritualità arricchito con la testimonianza di Rosy da Padova, che con le sue bambine accudite dai nostri volontari e con il suo racconto ha edificato le nostre attese e le nostre comuni speranze.

Chi è accolto ritrova la gioia, chi è amato può continuare a sperare e a vivere.

L’Associazione Meter, cui ci si avvicina chi per scelta di vita, simpatia di condivisione o anche per solo un minuto o un giorno, incoraggia le nostre attività di servizio e promozione della tutela dell’infanzia. È un segno visibile e credibile di un’opera che sfugge alla nostra comprensione razionale, anche se sono ragione e fede motivate e coerenti, a permetterci di operare bene e agire per il bene.

E’ un opera, Meter, che raccoglie emergenze e sfide dell’uomo di oggi in un campo che è delicato e richiede una forte e intensa motivazione interiore.

E’ una “vocazione”, una “missione”.

La “vocazione” è una chiamata, è una voce che giungo in un momento particolare della vita di ognuno e che dà delle risposte e ci inviata a fidarci di Dio affinché nell’opera redentiva realizzata da Gesù Cristo, suo Figlio, ritroviamo noi stessi e agiamo in conformità alla Sua volontà.

Ed è qui che si inserisce la “missione”. In effetti dobbiamo chiederci quale sia la “volontà di Dio per Meter e per ognuno di Dio”. Che cosa Dio ci chiede, attraverso l’ascolto della Parola e nell’Eucarestia. So di rivolgermi anche a coloro che non sono fedeli ascoltatori di Dio e di rado si nutrono del pane vivo, disceso dal cielo nella celebrazione di ogni domenica. Forse siamo “distratti” e non abbiamo una fede matura, condizionata dalla frammentarietà della società e da una realtà “liquida” e non “stabile”.

Noi non siamo stabili nella fede e nella vita. La dimostrazione è data dal fatto che “facciamo tante cose” perché una sola opera non non ci realizza la vita. Tutto questo comporta una serie di “schizofrenie personali e anche comunitarie”. Ma senza un momento di preghiera (sia personale che comunitaria: si leggano in tal senso gli incontri del “gruppo Meter” almeno ogni settimana); senza un momento di ascolto della Parola di Dio (come gli schemi di preghiera e i libretti che consegniamo ad ogni Giornata Meter), e la celebrazione della Eucarestia (ossia della S. Messa , almeno quella domenicale o negli appuntamenti forti di Meter, quali la Giornata dei Bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza contro la pedofilia – dal 25 aprile alla prima domenica di maggio) credo che ci venga a mancare il “vero nutrimento” per l’opera e il servizio che svolgiamo personalmente e con gli Sportelli.

“Tutto ciò che non viene donato va perduto!” (proverbio indiano) ed è proprio vero. Quante omissioni, quante pigrizie ci prendono, quanti affanni della vita (giustissimi!!) ci confondono, quante negazioni e direi anche quante “pretese” senza un ben che minimo di slancio entusiastico e gratuito. Ciò significa che non basterà mai un “GRAZIE” per tutto ciò che si fa per Meter e per chi chiede a noi una carezza, una tenerezza, un servizio per i piccoli e le famiglie nel bisogno.

Noi abbiamo tutti un sogno: la Casa di Meter.

Noi abbiamo tutti un sogno: Meter presente nelle Diocesi e nelle parrocchie, come segno della predilezione di Dio per i piccoli.

Noi abbiamo un sogno: gli Sportelli non siano una fredda stanza vuota, una porta chiusa, un telefono che non risponde, ma luoghi dove ci sia il cuore accogliente che accoglie.

Noi abbiamo un sogno: la nascita dei “gruppi Meter”: uomini e donne, bambini e adolescenti, giovani e anziani, si sentano vicini e si incontrino per pregare, agire, lodare, servire. Tanti coinvolti nel Tutto che dona senso alle azioni che viviamo.

Noi abbiamo un sogno: testimoniare che la solidarietà non nasce dall’emergenza, ma è quotidiana.

E’ un sogno che è già realizzato, perché esistiamo come un dono grande che Dio ha pensato di fare a questa umanità. E le “impronte della speranza” ne sono testimonianza.

Un caro abbraccio e una benedizione a tutti.

Avola, 15 gennaio 2010

Vostro nel Signore

don Fortunato



Nessun commento:






W DON BOSCO