“Siamo tutti là fuori in attesa di vivere un sogno incredibile” cantava qualche anno fa Manuela Trane, in arte Dolcenera, in un testo interamente dedicato ai giovani: “Siamo tutti là fuori”. Una sensazione, quella di sentirsi un po’ fuori, che tutti gli adolescenti si trovano a provare. Perché l’adolescenza è questo, sentirsi liberi, potenti e capaci e di colpo ritrovarsi piccoli, infelici e soli. Chi non si rivede in quegli sbalzi d’umore tipici dei “nostri” ragazzi?
La prima reazione a questi comportamenti tipici dell’adolescenza, da parte degli adulti, non è la comprensione ma la condanna. “Questi nuovi giovani sono privi di ideali, di inventiva e iniziativa, non sono responsabili né maturi!”. Una reazione, questa, che di certo non può essere biasimata. Pensiamo, ad esempio, a come si saranno sentiti i proprietari delle autovetture che sono state parcheggiate in una solitaria via di Piazza Armerina, via Roma, la sera di sabato 20 febbraio e sono state ritrovate con le gomme a terra, bucate o addirittura tagliate. Gli autori della “strage di gomme” sono stati abbastanza abili da eludere la pattuglia di Carabinieri che ha percorso la suddetta via. Una bravata dei “nuovi giovani”, come qualcuno li ha definiti, che, non sapendo come impiegare la serata, hanno pensato di “divertirsi” alle spalle dei malcapitati. Forse nel vedere ogni gomma a terra hanno sentito risollevare il loro umore, hanno dato un senso alla loro vuota serata, forse erano invidiosi di chi la serata l’aveva iniziata parcheggiando l’auto e l’aveva trascorsa divertendosi con gli amici… chi può sapere cosa è passato nella loro mente in quegli istanti? Chi può giudicarli senza neanche conoscerli? “Stanotte si, sono così, come mi capita, e voglio fare quello che mi va”, continua a cantare Dolcenera. E per qualche giorno si parlerà di loro e forse vivranno il loro momento di “eroicità”, ignari di quanto ciò li lascerà ancor più vuoti di prima.
Non è il primo atto di vandalismo a cui si assiste nel nostro Paese, che vede anche il dilagarsi della delinquenza minorile. La cronaca locale ci racconta di baby spacciatori, ladri di gasolio di giovane età, rapinatori di banche minorenni.
Da adulti è giusto indignarsi, è giusto condannare questi atti più o meno gravi, ma ciò non basta. C’è bisogno di interrogarsi sul perché questi ragazzi hanno bisogno di riempire il loro vuoto con violenza, aggressività, cattiveria. C’è bisogno di avvicinarsi agli adolescenti, come genitori, come insegnanti, come educatori, come amici, in maniera propositiva, invitandoli ad impegnare la loro vita in attività che fanno crescere e non distruggono, che richiedono energia positiva e coraggio, che insegnano a costruire un futuro solido.
Ci sono ferite dell’anima che vanno “disinfettate” come si farebbe con una sbucciatura al ginocchio: con amore, pazienza e accompagnando il tutto con “la parola giusta” e il motivato rimprovero.
Non perdiamo fiducia verso chi rappresenta il nostro domani e che in silenzio grida: “Siamo angeli, siamo storie sempre in cerca di nuove emozioni da vivere!”.
Rosa Linda Romano
La prima reazione a questi comportamenti tipici dell’adolescenza, da parte degli adulti, non è la comprensione ma la condanna. “Questi nuovi giovani sono privi di ideali, di inventiva e iniziativa, non sono responsabili né maturi!”. Una reazione, questa, che di certo non può essere biasimata. Pensiamo, ad esempio, a come si saranno sentiti i proprietari delle autovetture che sono state parcheggiate in una solitaria via di Piazza Armerina, via Roma, la sera di sabato 20 febbraio e sono state ritrovate con le gomme a terra, bucate o addirittura tagliate. Gli autori della “strage di gomme” sono stati abbastanza abili da eludere la pattuglia di Carabinieri che ha percorso la suddetta via. Una bravata dei “nuovi giovani”, come qualcuno li ha definiti, che, non sapendo come impiegare la serata, hanno pensato di “divertirsi” alle spalle dei malcapitati. Forse nel vedere ogni gomma a terra hanno sentito risollevare il loro umore, hanno dato un senso alla loro vuota serata, forse erano invidiosi di chi la serata l’aveva iniziata parcheggiando l’auto e l’aveva trascorsa divertendosi con gli amici… chi può sapere cosa è passato nella loro mente in quegli istanti? Chi può giudicarli senza neanche conoscerli? “Stanotte si, sono così, come mi capita, e voglio fare quello che mi va”, continua a cantare Dolcenera. E per qualche giorno si parlerà di loro e forse vivranno il loro momento di “eroicità”, ignari di quanto ciò li lascerà ancor più vuoti di prima.
Non è il primo atto di vandalismo a cui si assiste nel nostro Paese, che vede anche il dilagarsi della delinquenza minorile. La cronaca locale ci racconta di baby spacciatori, ladri di gasolio di giovane età, rapinatori di banche minorenni.
Da adulti è giusto indignarsi, è giusto condannare questi atti più o meno gravi, ma ciò non basta. C’è bisogno di interrogarsi sul perché questi ragazzi hanno bisogno di riempire il loro vuoto con violenza, aggressività, cattiveria. C’è bisogno di avvicinarsi agli adolescenti, come genitori, come insegnanti, come educatori, come amici, in maniera propositiva, invitandoli ad impegnare la loro vita in attività che fanno crescere e non distruggono, che richiedono energia positiva e coraggio, che insegnano a costruire un futuro solido.
Ci sono ferite dell’anima che vanno “disinfettate” come si farebbe con una sbucciatura al ginocchio: con amore, pazienza e accompagnando il tutto con “la parola giusta” e il motivato rimprovero.
Non perdiamo fiducia verso chi rappresenta il nostro domani e che in silenzio grida: “Siamo angeli, siamo storie sempre in cerca di nuove emozioni da vivere!”.
Rosa Linda Romano
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