mercoledì 23 giugno 2010

Assemblea di Libera a Piazza Armerina - Intervista a Umberto Di Maggio presidente di Libera Sicilia. Di Rosa Linda Romano


Il 12 e 13 giugno, a Piazza Armerina presso il plesso Fontanazza della Scuola Elementare “Rocca Chinnici”, l’associazione Libera per la lotta contro la mafia ha organizzato la manifestazione “Libera tutti in Piazza”, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale.
A meno di 24 ore dalla nomina, abbiamo intervistato Umberto Di Maggio (nella foto a destra), presidente di Libera Sicilia.

Perché avete scelto Piazza Armerina come sede di questo evento?
Da quando siamo nati, questa è la prima assemblea di Libera in Sicilia. Libera non ha l’ansia di piantare le bandierine, di festeggiare la conquista di un territorio. Libera è un’associazione di associazioni che lavora territorialmente, che è presente oggi in tutte le regioni d’Italia, in trenta stati in Europa con quaranta associazioni e anche in Messico. Più che un’associazione noi siamo una rete, pertanto quando lavoriamo nei territori per creare questo cosiddetto associazionismo antimafia abbiamo ben chiaro che affinché le mafie nel nostro territorio – sto usando il plurale, sto dicendo mafie – cessino di esistere, come tutti auspichiamo, è necessario fare un patto; il patto è “Se ognuno fa qualcosa”, come diceva don Pino Puglisi a Brancaccio, se ognuno fa qualcosa e questo qualcosa è: lavoriamo nei territori, lavoriamo lì dove c’è bisogno, e la nostra Sicilia ha interamente bisogno di noi. Ecco perché abbiamo pensato a Piazza Armerina, provincia di Enna, un territorio al centro della Sicilia dove Libera non ha ancora la bandierina piantata, ma questa iniziativa è sicuramente un punto di partenza. Vogliamo unire tutte le forze che augurano un destino migliore a questa Terra, e per questa Terra intendo tutta la nostra regione.
Quali sono stati gli eventi di questi due giorni?
Il sabato, primo giorno, si è tenuta l’assemblea regionale con l’elezione del primo presidente di Libera Sicilia. Sono felicissimo ed onorato di aver ricevuto questo incarico, che ancora mi fa tremare le gambe, mi fa battere il cuore. A questo momento hanno partecipato tutte le associazioni che hanno aderito e fanno parte del nostro circuito, associazioni di associazioni ma anche di cittadini che non hanno rappresentanti che vogliono potersi spendere.
A questo primo mento è seguito, la domenica, il momento formativo o meglio informativo, nel senso proprio del termine, perché non c’è formazione che non passi attraverso la comunicazione di cosa si può fare. Ci si è organizzati per tavoli di discussione, per workshop. Non ci sono stati relatori, ma solo facilitatori; ai professori che fanno convegni o conferenze preferiamo lo scambio orizzontale.
Si è tenuto il workshop “Informazione e giornalismi antimafia”, a cui hanno partecipato Pino Maniaci, direttore dell’emittente televisiva palermitana “Telejato”, nota per le sue campagne contro Cosa nostra, e tantissimi altri “Giornalisti giornalisti” sotto scorta. I “giornalisti giornalisti”, come diceva Giancarlo Siani, cronista vittima della camorra, non si accontentano della Velina, del gossip e della notizia che passa. I giornalisti oserei dire “normali” tirano a campare, pensano al guadagno più che alla potere dell’informazione. I “giornalisti giornalisti”, invece, vanno a fondo, scavano la notizia e probabilmente danno le informazioni che per qualcuno sono scomode e purtroppo in questa Terra continuano ad essere uccisi, continuano ad essere minacciati. Di questo grandissimo momento, ad esempio, i nostri giornali hanno detto ben poco, probabilmente hanno riservato il posto a qualcun altro. Ma a noi non importa e rilasciare un’intervista a questo giornale è già un buon segno di ciò che si sta facendo.
C’è stato un altro tavolo in cui si è parlato di diritti. Libera – è questa la proposta che farà l’assemblea regionale – deve ancor di più essere un movimento cittadino, Libera deve intestarsi delle altre battaglie che a prima vista non sembrano battaglie contro la mafia, ma lo sono. La battaglia per l’acqua pubblica, la battaglia per i diritti dei migranti, la battaglia contro questo maledetto ponte sullo Stretto che a nostro parere non unirà affatto due coste ma due cosche, questo ponte che francamente rappresenta una spesa inutile e una fonte di problemi per la nostra Isola.
Un altro tavolo è stato quello in cui si è parlato di beni confiscati e di antiracket, che è il motivo principale per cui ci spendiamo con forza da sempre, in cui sono stati presenti testimoni di giustizia e familiari di vittime di mafia. La memoria e l’impegno: la memoria si declina nell’impegno quotidiano.
Un ultimo ma non per questo meno importante tavolo è stato quello di educazione alla legalità, cui hanno partecipato gli insegnanti delle scuole con le quali implementiamo quotidianamente tutti i nostri progetti di educazione alla legalità, parola che va declinata con responsabilità, cittadinanza, libertà.
Pensa che questo evento sia servito a scuotere le coscienze?
Questo è stato uno dei primi passi che Libera in questa Terra ha fatto, anche se con fatica. Dopo averne fatti altri ci fermeremo, guarderemo i passi fatti - noi siamo innamorati della metafora dei passi, del cammino, che è la metafora di Peppino Impastato e di tutto quel mondo che ci sta vicino e che vuole fortemente questo percorso - ci fermeremo e guarderemo quello che abbiamo fatto.  C’è un mondo che ci vuole slegati, tristi, musoni, annoiati. Quando ci fermeremo e festeggeremo, il prossimo appuntamento sarà ancora più festoso di questo, potremo raccontarci quello che eravamo, vederci come siamo e riprogrammare quello che faremo. C’è bisogno di essere in tanti, per questo l’impegno è di sperimentare questo movimento nei territori dove Libera ancora non riesce a creare le condizioni giuste per essere stabile, per essere un coordinamento. Libera farà un passetto indietro laddove sarà necessario, che non è il passo indietro di chi ha paura ma è il passo indietro che darà protagonismo a tutte quelle associazioni che fanno e faranno parte della nostra rete e vogliono anche intestarsi la battaglia contro le mafie.
Avete incontrato difficoltà nell’organizzare questo evento?
Organizzare un evento del genere a livello operativo è semplice, abbiamo avuto subito la disponibilità da parte dell’amministrazione, e di ciò siamo felicissimi. Grande appoggio ce lo ha dato la diocesi, non c’è neanche stato bisogno di chiedere, e questo da la misura della sensibilità. Purtroppo c’è un segno opposto, che è il male che non aiuta questa nostra Nazione, che è l’assoluta impossibilità di pensare al plurale. Don Ciotti dice sempre che solo il “noi” vince. Libera va avanti al di là dei nomi e dei cognomi, gli unici nomi e cognomi che fanno parte del nostro dna sono quelli delle vittime, che ricordiamo ogni anno; ma i nomi dei coordinatori, dei referenti, contano davvero poco. Ciò che ha importanza è lo spirito di squadra. Le mafie ci vogliono slegati, ci vogliono atomi, perché facilmente attaccabili. Difficile fare rete in questa nostra Terrain cui persistono le invidie e un desiderio esasperato di protagonismo, di essere l’unico e il più adatto ad intestarsi certe battaglie, è questa la difficoltà. Dovremmo tutti fare un passo indietro, dimenticare il nostro nome e cognome e pensare al plurale, pensare che io sono Peppino Impastato, io sono Giovanni Falcone, io sono Rocco Dicillo, e così via! Il mio volto non vale assolutamente nulla, ciò che faccio lo faccio per chi verrà dopo di me e per chi è qui con me ed evidentemente condivide questo messaggio. Fortunatamente sento che ciò sta accadendo.

La ringrazio…
Non ringraziarmi! Perché quello che faccio, quello che facciamo è il nostro dovere. Se siamo cittadini, se vogliamo sentirci cittadini, come diceva il buon Gramsci, non dobbiamo essere indifferenti. Si ringrazia chi fa le cose suo malgrado, quindi non ringraziarmi e io non ti ringrazio, piuttosto diciamoci “Arrivederci”!
"Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" nasce il 25 marzo 1995 con l'intento di opporsi attivamente alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Oggi Libera conta oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. 

Rosa Linda Romano

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