In questo periodo, durante la "buonanottesalesiana" con gli adolescenti dell'Oratorio, si riflette sul significato della Quaresima, tempo di penitenza, digiuno e carità...ma non è facile coglierne i significati. Quindi è necessario andare a piccoli passi e accogliere domande e dubbi che qualcuno si sente di esprimere.
Mercoledì sera, ad esempio, si è riflettuto sul significato della Quaresima come tempo di penitenza. Tutti ci riconosciamo peccatori e questi quaranta giorni devono innanzitutto aiutarci a riflettere su questa condizione e poi condurci al pentimento. E chi riconosce di aver peccato, può riconciliarsi con Dio con il sacramento della Riconciliazione, ovvero con la Confessione, ma come ricorda bene Cinzia: "Dio dice: prima di venire a me, và a riconciliarti con tuo fratello!" (Matteo, 5,23-24), quindi non possiamo essere in pace nè con noi stessi nè tantomeno con Dio se siamo in una situazione di litigio con un/a compagno/a, un/a amico/a, un/a ex! Anche se crediamo di aver ragione, non siamo comunque felici se nel cuore ci portiamo l'amarezza di un litigio non chiarito.
Un dubbio che allora è sorto è: se c'è il perdono a che serve la punizione (o penitenza)? Ci sono casi in cui non basta chiedere scusa, soprattutto se le conseguenze sono irreparabili, dunque al perdono (che non deve mancare) và aggiunta la penitenza, che ha il fine di far capire il motivo dello sbaglio a chi l'ha commesso, perchè non si riaccosti più al peccato.
Ma come capire quando si commette un peccato? In un certo senso è semplice: commettendo un peccato si lede la libertà altrui. E allora nel nostro agire dovremmo sempre interrogarci su come esso si "riflette" sugli altri.
E a questo proposito ho trovato sul "Messaggero di Sant'Antonio" un inserto che mi sento di condividere con voi amici del blog:
«Arrogante io?»
«Beneditemi, padre, perché ho peccato». «Il Signore sia nella tua bocca e nel tuo cuore. Quali sono i tuoi peccati?». «Ho dimenticato le preghiere della sera e della mattina; mi è scappata qualche parolaccia; ho perso la pazienza; ho detto qualche bugia, ma a fin di bene; ho saltato la Messa alla domenica». «Poi?». «Poi, niente! Grazie a Dio, altri peccati non ne faccio. Almeno credo. Mi aiuti lei». «Vediamo. Hai mai parcheggiato la macchina senza fare attenzione se fosse di intralcio agli altri?». Occhi sgranati: «Sì, credo di sì. Non ci faccio caso. Però…». «Hai mai occupato il posto riservato ai disabili?». «Quando vado di fretta sì, tanto gli handicappati non ce li ho mai trovati». «Sì, però se uno solo, una sola volta ne avesse bisogno… In autostrada, hai mai sorpassato a destra?». «A volte sì. Sa, padre, ci sono certi guidatori della domenica. Ma…». «E i fari abbaglianti? Come ti comporti con i fari abbaglianti?». «Scusi, padre, le posso fare una domanda?». «Certo!». «Mi sta facendo la confessione oppure l’esame per la patente?». «Bella domanda! Ti rispondo dopo. Adesso passiamo a un altro campo. Hai usato il telefonino in luoghi non opportuni, oppure parlando forte senza tenere conto del fastidio arrecato agli altri?». «Non lo so. Non mi sono mai posto il problema». «Hai rispettato la fila?». «Questa poi! Con tutte le file che bisogna fare, se uno non si arrangia, quando affitta?». «In autobus o in metropolitana, hai ceduto il posto a persone più anziane o in difficoltà?». «E no! Questo no. Questo non si usa più. A me nessun giovane ha mai ceduto il posto. Ricordo una volta che mi faceva male la schiena, ho chiesto a un giovanotto se mi faceva il favore, nemmeno mi ha risposto. Da quella volta, vecchi o non vecchi, non sento storie». «Sì, infatti Gesù ha detto: Se uno ti fa uno sgarbo, tu rifaglielo». «Che c’entra, padre! Al tempo di Gesù mica c’era la metropolitana». «No, ma i vecchi e i deboli c’erano. E Gesù la precedenza gliela dava». «Se è così, un cristiano deve viaggiare sempre in piedi. Non mi pare il caso». «E già! Ma, a proposito di chiesa… Ti capita di masticare la gomma americana durante la Messa?». «Questa poi… Anche adesso ce l’ho in bocca. Non mi dirà che anche masticare la gomma è peccato». «È peccato, peccato vero, qualsiasi cosa che non rispetta gli altri». «E come si fa a sapere che non si rispetta gli altri?». «Gesù ci ha lasciato un criterio semplicissimo: Non fare agli altri…». «…ciò che non vuoi che gli altri facciano a te». «Bravo! Semplicissimo!». «Semplicissimo da imparare, non da praticare». «È per questo che siamo peccatori e dobbiamo ricominciare a convertirci ogni giorno».
R.Linda
Un dubbio che allora è sorto è: se c'è il perdono a che serve la punizione (o penitenza)? Ci sono casi in cui non basta chiedere scusa, soprattutto se le conseguenze sono irreparabili, dunque al perdono (che non deve mancare) và aggiunta la penitenza, che ha il fine di far capire il motivo dello sbaglio a chi l'ha commesso, perchè non si riaccosti più al peccato.
Ma come capire quando si commette un peccato? In un certo senso è semplice: commettendo un peccato si lede la libertà altrui. E allora nel nostro agire dovremmo sempre interrogarci su come esso si "riflette" sugli altri.
E a questo proposito ho trovato sul "Messaggero di Sant'Antonio" un inserto che mi sento di condividere con voi amici del blog:
«Arrogante io?»
«Beneditemi, padre, perché ho peccato».
R.Linda
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